sala Chaplin
Durata spettacolo:
70 minuti
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Goli Otok, al debutto nell’aprile 2014, ha colpito subito nel segno per la precisione della ricostruzione storica di episodi quasi sconosciuti, per la sintesi drammaturgica di Renato Sarti e per l’interpretazione incisiva ed emozionante di Elio De Capitani.
Aldo Juretich, un anziano nato a Fiume negli anni venti, abitava a Monza. Dopo la Seconda Guerra Mondiale visse la terribile esperienza di Goli Otok, il peggiore dei campi di internamento di Tito, in cui furono rinchiusi - dopo la rottura fra la Jugoslavia e l'URSS – quei "traditori" che rimasero fedeli a Stalin. Fra mille altre sofferenze (fame, sete, malattie, atroci violenze) il principio fondamentale su cui si reggeva il sistema di Goli Otok era quello del "ravvedimento". Il prigioniero doveva rivedere la propria posizione e per dimostrarlo c'era un modo molto semplice: massacrare gli ex compagni, gli amici, a volte i fratelli, i figli, i padri.
Una volta finito l'internamento a Goli Otok per gli ex-prigionieri cominciava un secondo inferno: quello del completo isolamento dalla società. «Il sospetto è più forte della certezza. Una volta che sei finito nelle grinfie della polizia segreta quella non ti molla». Aldo, nonostante l’esperienza vissuta, era rimasto ancora saldamente legato a quei principi, traditi e disattesi, che lo avevano spinto ad aderire alla lotta partigiana e al Partito Comunista: l’internazionalismo, la pace, la libertà.
Nel testo Aldo (Elio De Capitani) viene visitato da un medico (Renato Sarti), pure lui di origine croata, il quale, dopo aver letto il libro Goli Otok, di Giacomo Scotti, riesce a convincerlo a raccontare la sua terribile esperienza.
un progetto di Elio De Capitani e Renato Sarti
testo
Renato Sarti
regia e interpretazione
Elio De Capitani
Renato Sarti
musiche
Carlo Boccadoro
luci
Nando Frigerio
produzione
Teatro dell’Elfo
in collaborazione con
Teatro della Cooperativa
si ringraziano
Giacomo Scotti
Ada Juretich
Mittelfest 2011
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